Archive for giugno, 2013

la goccia di Vov

ore 23:35 circa, la sottile linea bianca continua si staglia luminosa a ferire in due metà la strada nera, di quel nero appiccicoso a cracklè che solo l’asfalto stagionato sa donarti. Stanco, sto tornando a casa in automobile, quando il mio sguardo entra all’interno della malinconia più inadeguata che si possa immaginare. Non è una sensazione nuova, ma un’esperienza passata che scava nella memoria e apre freneticamente i miei cassetti riallacciando eventi a dir poco scollegati, in modo da formare una di quelle pareti piene di carte, ritagli di giornale e foto per scovare un assassino. Il volo degli occhi sfonda il parabrezza e si infila in un ristorante in chiusura, una di quelle classiche pizzeria di strada, quelle che stanno a cavallo tra un comune e l’altro, orfane di entrambi, gestite dal figlio qualunque del napoletano arrivato qui in cerca di fortuna. Alla porta c’è un mocio che fa da buttafuori, ma lo sguardo si addentra nella luce e arriva al bancone vuoto, si alza sulle bottiglie sospese e si ferma davanti ad una bottiglia di Vov, il più solo tra gli alcolici. Se ci pensate, mentre tra le bottiglie ci sono gli Aperol, i Campari, i Jack Daniels che sono la serie A, che continuamente vengono aperte, maneggiate, servite, il Vov è una di quelle bottiglie che viene comprata più che altro per far scena. E’ li, tutta in solitudine, introspettiva a tal punto da essere bianca e non mostrare il suo contenuto a differenza della trasparenza di altri contenitori.

Ecco, lo sguardo è stato così curioso da scoprire l’essenza della malinconia, dell’inadeguatezza e della solitudine.